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Volkswagen Polo, una piccola grande auto: sarà così anche in futuro?

Piccola fuori, grande (in tutti i sensi) dentro. Potremmo sintetizzare così la formula della Volkswagen Polo: un'auto concepita per offrire abitabilità e un buon pacchetto di contenuti nel fisico di un'utilitaria senza troppi fronzoli. Dalla prima alla sesta generazione, il montante posteriore inclinato è il marchio di fabbrica di un design semplice ma efficace, sempre in grado di raccogliere consensi. Qualità costruttiva, pragmatismo e motori attenti ai consumi fanno il resto. Auto dell'anno nel 2010 e ancora stabilmente nei primi posti delle classifiche di vendita europee, questa compatta rappresenta una garanzia per il costruttore di Wolfsburg. Eppure, al pari della Golf, si avvia al tramonto di una lunga e fortunata carriera. Anche lei cederà il testimone a un modello elettrico: la piccola su base Meb che debutterà nel 2025.

Ieri. In principio era un'Audi, la 50. La prima Polo, uscita nel 1975, nasceva infatti sulla base del modello dei Quattro anelli lanciato qualche mese prima. Anche il motore, da 0.9 litri e 40 cavalli, arrivava da Ingolstadt. Lunghezza di 3,5 metri, peso 685 chili, prezzo d'attacco di 7.500 marchi tedeschi (in Italia costava 2.167.200 lire), la Polo serviva a completare nella fascia bassa una gamma che già schierava la Passat, la Scirocco e la Golf. Declinata anche in versione Derby (berlina a tre volumi), ha veleggiato fino all'arrivo della seconda serie (1981), proposta nelle versioni Coupé (dalla coda inclinata), Wagon (a due volumi col portellone) e Classic (a tre volumi). Il bis è stato un successo (2,7 milioni di esemplari prodotti in tutto il mondo), nonché una serie longeva (di fatto durata fino al 1994), che ha visto il debutto nel cofano dei motori a gasolio. Dopo 12 anni, la Polo è stata rivoluzionata: non sembrava neanche parente delle precedenti, la terza generazione, che abbandonava la carrozzeria a coda tronca in favore di una formula da classica hatchback a tre o cinque porte (un inedito). Nel 1997 è arrivata anche la Polo Variant, mentre, sul fronte delle prestazioni, a fine anni 90 la Polo GTI raccoglieva l'eredità della versione più sportiva, la G40. Non è un dettaglio che la stessa sigla delle Golf pepate fosse stata estesa alla Polo: la compatta, infatti, andava sempre più configurandosi come un modello in scala della sorella maggiore, con evidenti tratti comuni nello stile e dotazioni ricche in rapporto al segmento d'appartenenza. Somiglianze si sono riscontrate soprattutto a partire dal restyling della Polo III, che assorbiva elementi della Golf IV e introduceva nell'equipaggiamento di serie due airbag e l'Abs (l'Esp, invece, era ancora in opzione). Nel 2001 è poi arrivata la quarta generazione, con doppi fari tondi, una carrozzeria sensibilmente cresciuta (che raggiungeva in lunghezza i 3,90 metri) e una capacità di carico, a divanetto abbattuto, fino a oltre 1.000 litri. Insomma, la maturazione continuava, parallelamente all'arrivo in gamma di motori anche a tre cilindri. Quanto alla variante sportiva, la GTI toccava picchi inediti: 180 CV, nella versione Cup Edition. E di generazione in generazione, il fenomeno Polo cresceva, passando dai 3,5 milioni di esemplari prodotti in tutto il mondo della “Tre” ai 5,1 della “Quattro”. La quinta serie (2009), che sfiorava i quattro metri di lunghezza e puntava su una gamma di propulsori parsimoniosi, in particolare nella versione a gasolio BlueMotion, si è aggiudicata il titolo di auto dell'anno nel 2010, battendo la Toyota iQ e la Opel Astra nella corsa al gradino più alto del podio. Sono stati anche anni di successi sportivi, quelli della Polo V, con quattro titoli Costruttori e altrettanti mondiali Piloti (firmati Sebastien Ogier) nel WRC: un know-how che ha dato vita alla Polo R WRC Street, una versione stradale da 220 cavalli della compatta di Wolfsburg. Intanto continuava il “travaso” di contenuti dalla Golf, sublimato dalla sesta serie (2017), costruita sul pianale Mqb e lunga più di 4 metri. Un'auto che poteva contare su dimensioni importanti, ma anche su dotazioni di segmento superiore: nell'infotainment (è la prima Polo con strumentazione digitale, benché a richiesta), nell'assistenza alla guida e nell'abitabilità (la capienza dichiarata del bagagliaio era di 351 litri). Una “prima auto” in tutto e per tutto.

Oggi. La Polo odierna è figlia di un restyling recente, introdotto nella primavera dello scorso anno. Oltre a rinnovare lo stile, la compatta ha alzato il livello tecnologico su tutti i fronti. Nell'abitacolo, per esempio, la strumentazione digitale è di serie. Ma è soprattutto la guida assistita, che può raggiungere il livello 2, a far segnare un salto di qualità, combinando le funzioni del cruise control adattivo con quelle del Lane assist. Altra svolta importante, la Polo VI restyling ha cancellato dal listino le versioni a gasolio, puntando solo su motori benzina a tre cilindri, declinati anche in varianti bifuel (benzina-metano), con potenze da 90 a 110 cavalli; fa eccezione, ovviamente, la versione GTI, equipaggiata con un 2.0 TSI da 207 cavalli. Ma a destare scalpore, oggi come oggi, è la totale assenza di elettrificazione. In un mercato in cui le concorrenti di segmento B sono proposte con motorizzazioni full hybrid (come Toyota Yaris e Renault Clio), addirittura elettriche (è il caso della Peugeot 208) o quantomeno mild hybrid (vedi la Ford Fiesta), la tedesca per il momento resta fedele ai motori tradizionali. Probabilmente anche per non alzare ulteriormente il prezzo di listino che, nel frattempo, ha raggiunto una soglia d'ingresso di quasi 22 mila euro.

Domani. Ma c'è di più: rispetto alle rivali, infatti, la Polo sembra avere di fronte a sé un orizzonte temporale limitato, che teoricamente dovrebbe coincidere con il 2025, anno in cui il gruppo Volkswagen presenterà le sue compatte native elettriche, realizzate su una inedita variante corta della piattaforma Meb. Non sappiamo con certezza se la staffetta sarà automatica o se, invece, si profilerà un periodo di convivenza tra il vecchio e il nuovo corso. Verosimilmente, la Polo attuale dovrebbe concludere la propria carriera sul finire del 2025, proprio mentre l'erede elettrica si affaccerà sul mercato. Per intenderci, parliamo del modello che deriverà dalla concept ID. Life presentata dalla Volkswagen al Salone di Monaco del 2021. Un'elettrica “pop”: al Salone si parlava di prezzi intorno ai 20 mila euro, ma alla resa dei conti le cifre potrebbero essere riviste al rialzo, intorno ai 25 mila. E un'auto che, anche nelle misure, prenderà le distanze dalla ID.3 (lunga 4,26 metri) restando intorno ai quattro metri di lunghezza. Altra differenza: il motore elettrico principale non sarà montato al posteriore ma all'anteriore, per agevolare lo sfruttamento degli ingombri in fase progettuale. I tagli di batterie dovrebbero essere almeno due: da 45 kWh, per autonomie di 300-350 km e da 58 kWh, per sfondare il muro dei 400 km. Parlando del look, invece, resta da capire se l'erede elettrica della Polo si ispirerà alla ID. Life o, come suggeriscono recenti indiscrezioni di stampa tedesca, somiglierà più alla concept Urban Rebel di Cupra. La Volkswagen sembra infatti intenzionata a sdoppiare l'offerta con una hatchback classica - denominata, per ipotesi, ID.2 - e una crossover compatta, destinata a sostituire la T-Cross (ID.2X?). Alla quale, pensandoci bene, le forme della ID. Life calzerebbero a pennello. 




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